Tangram: che forma hai?

tangram

Ogni articolo ha una sua personale storia.
Se vuoi possiamo chiamarla la storia della storia.

Questo articolo, per esempio, ha avuto una genesi davvero particolare.

Credo valga la pena raccontarti come è nato.

Devi sapere che ho iniziato a scriverlo parecchie settimane fa.

Eppure era come se qualcosa sfuggisse.

Avevo chiaro cosa volessi dire. E anche come dirlo.

Nonostante ciò continuavo a rimandare la chiusura dello scritto.

Nel frattempo è arrivato velocemente il tempo di frequentare nuovamente un “Intensivo sull’individualità consapevole” tenuto da Silvano Brunelli presso il Centro Studi Podresca.

È un percorso davvero affascinante in cui si approfondisce la conoscenza di sè aprendo spazi interiori normalmente non accessibili.

È stato per me uno degli atti di rivoluzione più difficile e al contempo illuminante della mia vita.

Al di là del processo di cambiamento pazzesco (ancora in atto e che ancora non ho del tutto assimilato), quello che ho compreso è stato proprio che, in questo articolo, sono andato a toccare un elemento della vita dell’essere umano davvero complesso.

Soprattutto ho capito che avevo iniziato a scrivere qualcosa che ancora non era una mia verità.

Mi sono accorto che stavo scrivendo due visioni in contemporanea.

Con determinate chiavi si legge il primo velo, con altre il secondo.

Solo che il secondo non era ancora chiaro dentro di me.

Ha preso forma solo a seguito dell’intensivo.

Perché questa introduzione?

Per darti un consiglio di lettura: il testo è scritto in modo da essere di facile lettura ed è abbastanza diretto e immediato nella sua interpretazione.

Ti invito, però, a leggerlo più di una volta, senza fretta.

Cerca di tenere la tua attenzione su di te, su quello che la lettura muove, poniti domande.

Tenta di non dare per scontato, di non cercare in qualche modo cose che ti rassicurino o che confermino dei punti di vista che già hai.

Permettiti di essere solo te stesso senza bisogno di altro.

Poi, se vuoi, fammi sapere cosa ne pensi.

Buona lettura!

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Oggi ho compreso una cosa.

È una cosa che riguarda me ma sono sicuro che potrai dire la stessa identica cosa di te.

Stavo riguardando la mia vita (sai com’è, arrivano i 40, fai bilanci della vita ecc…) e mi sono ricordato di alcuni momenti particolarmente forti.

Quei periodi in cui arriva lo scossone e ti ritrovi sottosopra, rotto, in mille schegge come un bicchiere di vetro scaraventato a terra.

Il pensiero che subito mi è apparso è questo: “Hey, Davide! Ti sei rotto davvero mille volte! Eppure ogni volta, dopo un po’ di tempo, ti sei ricostruito. E ogni volta, tentando di rimettere a posto i cocci, hai assunto una forma diversa. Ma in fondo sei sempre tu!”

Quindi mi sono detto, divertito:

> Sono un Tangram! <

Sai cosa è Tangram?

Si tratta di un gioco antico e molto stimolante.

Hai a disposizione 7 tessere sagomate in vari modi (triangoli, rombo, quadrato ecc…).

Il tuo compito è di accostare le tessere in modo da riprodurre alcune figure che ti vengono mostrate.

Il punto di partenza è sempre lo stesso ma le forme che possono apparire sono molte e tutte perfette nel loro essere quella particolare forma.

Può essere un gatto, una candela, una casa.

Eppure è sempre Tangram.

Ecco, in realtà siamo proprio così.

Puoi assumere varie forme diverse ma ognuno di noi è il proprio, personale e unico Tangram!

Ci saranno sicuramente forme che ti riescono particolarmente bene, che esprimono in modo perfetto la tua natura.

E realizzarle sarà il top!

Nel tentare di realizzarle ci saranno tanti errori, tanti tentativi andati diversamente dalle aspettative.

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Li chiamiamo fallimenti.

Ma in realtà sono forme, non sei tu.

È un modo non pienamente realizzante di essere te.

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Ma sei pur sempre tu!

> La maestria <

Avere la maestria significa sapere quali sono le forme che più ti rappresentano e saper mettere in campo le tue abilità per realizzarle.

Insomma, essere il miglior Tangram che puoi essere!

La strada per la maestria non è quasi mai semplice.

E nemmeno priva di problemi.

E passa inevitabilmente per alcuni punti:

  • l’errore.
  • La crisi.
  • Mantenere l’intento.
  • Il risultato.
  • Imparare dal risultato.
  • Tentare nuovamente.

E poi si riparte da capo.

Se anche tu, come me, ti sei rotto(a) almeno una volta nella vita (o la vita stessa ti ha rotto), ti sei trovato di fronte a due modi possibili per ricostruirti.

  1.  Hai permesso alle esperienze di decidere come ricomporti.

In questo caso ne sei uscito, seppur senza esserne pienamente consapevole, basandoti su una strategia di difesa o attacco.

Ne è il tipico esempio la persona che dopo essere rimasta ferita in amore, sviluppa un rifiuto o addirittura odio per l’altro.

Si dice che sta meglio da sola, che le relazioni sono difficili e non servono e si chiude su se stessa.

È un tentativo di non ritornare alla sofferenza provata, sicuramente comprensibile.

Contemporaneamente, però, impedisce di aprirsi alla condizione opposta: la possibilità di essere felice in una relazione soddisfacente.

Questo tipo di risposte produce un effetto collaterale: perdi la possibilità di reggere il timone della tua vita!

  2.  Hai utilizzato questi momenti per conoscerti, per comprendere come funzionano le cose e migliorare.

È un’ottica contro intuitiva per molti.

Nella normalità quotidiana la risposta precedente, più immediata e diretta, è la più usata. Nonostante le evidenti implicazioni.

Il difetto che spesso credi si trovi in questo secondo modo, è che richiede una piena assunzione di responsabilità. (Che in realtà è un valore ma ci spaventa). E poi è faticoso… Ma sappiamo entrambi che sono scusette;-)

Il vantaggio di questa risposta è che non chiudi porte verso nuovi eventi, relazioni o esperienze.

Contemporaneamente hai assunto elementi importanti per creare una nuova risposta alla vita che non ti faccia ricadere nei vecchi schemi e nei vecchi errori!

Ogni esperienza diventa un modo per crescere e migliorare.

E sei costantemente padrone della tua esistenza!

Qualsiasi delle due scelte hai fatto, in realtà hai assunto una forma.

TU hai assunto una forma.

Un po come se avessi indossato un vestito.

Nel primo caso hai messo senza saperlo una armatura e non la hai più tolta (direi poco indicata per un party in piscina, non trovi?)

Nel secondo caso hai scelto un abbigliamento un po meno “pesante”.

Ma sopratutto sai che è un vestito e puoi scegliere di cambiarlo per metterne uno più adeguato a nuove situazioni (costume per il party in piscina, ok!).

> dubbi e verità <

La cosa che spesso ci fa dubitare di questa modalità si può ridurre alla domanda: “ma così non si diventa delle banderuole che continuano a cambiare idee, pensieri, programmi ecc..?”.

La risposta è molto semplice: Se metti il costume per andare in piscina, significa che non sei più genitore dei tuoi figli? O che non sei più intenzionato a proseguire nella tua professione?

Detta in altri termini, possiamo essere mobili mantenendo i nostri fini, i nostri valori, le nostre scelte.

Anzi, le potremo valorizzare, immettere nuova vitalità, nuova linfa, guardarle da punti di vista innovativi.

Magari scopriremo anche qualche “falso d’autore”, cioè situazioni su cui ci siamo fissati ma che non ci rappresentano.

In poche parole, si apre un mondo immenso di possibilità.

Anche perchè, così come io sono un Tangram, anche gli altri sono Tangram a loro volta.

E possiamo quindi riconoscerci un immenso valore, rispetto, collaborazione.

Possiamo permetterci di essere veri ogni istante, senza darci delle forme predefinite.

Ti sembra poco?

Regalarsi e regalare la verità profonda di se stessi, istante per istante senza maschere che nascondono o filtrano è l’atto d’amore più alto che possiamo scegliere di fare.

Ma è anche l’unica vera scelta possibile.

È possibile regalare qualcosa che non hai?

Immagina di voler regalare un fiore a qualcuno.

Se quel fiore non ce l’hai, come puoi regalarglielo? Se prima non passi dal fiorista o non lo cogli in un giardino (chiedi il permesso, però!) non potrai regalarlo.

Allo stesso modo, se interpreti una parte, invece di aprirti alla relazione, come fa l’altro a conoscerti, ad avvicinarti, a sceglierti? Gli stai donando un qualcosa che non hai, o meglio, che non sei!

E se ti sceglie per poi scoprire che in realtà non sei quello che credeva, cosa potrà accadere?

E anche tu, se credi di essere la forma, anziché il Tangram, come potrai essere certo o certa delle tue scelte, delle tue possibilità, della tua libertà di esprimerti?

Ti lascio riflettere, con calma e passione.

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3 commenti su “Tangram: che forma hai?”

  1. Quanta bellezza!!!!
    Grazie Davide leggerti è stupendo! E stimolante! E incoraggiante ! Vivo! Stupefacente ! WOW che energia ! VADO A CORRERE NELLA VITA !

    1. Cara Livia,
      ho provato a rispondere al tuo messaggio per alcuni giorni ma avevamo problemi tecnici! Finalmente riesco!

      Quanta energia e che entusiasmo mi arrivano da ciò che scrivi!
      Sono sicuro che conquisterai grandissime cose!

      Ti abbraccio
      Davide

  2. Pingback: 7 consigli pratici per stare al passo con la tua vita - CrescitaLibera

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