Ci sono tre persone che vanno in montagna (sì, sono fissato con la montagna. Dite che c’entra qualcosa col fatto che vivo in Trentino?)
Stessa montagna, stesso giorno, stesso giro.
E per tutti, la stessa domanda: mi racconti com’è andata?
Ci sarà sempre un primo argomento con cui le persone partono a raccontare.
Il primo racconta la fatica fatta per arrivare in cima.
Il secondo parla della giornata di sole.
Il terzo inizia raccontando l’emozione per la vista fantastica una volta arrivati in cima.
Dai loro incipit potremmo dire tante cose, no?
E tu, lettore attento e sgamato, ne hai già colte moltissime, giusto?
Però sono quasi certo che non hai colto quella più importante.
Le tre persone si trovano a parlare e a raccontarsi la loro esperienza.
Ragazzi, che fatica! Un giro davvero pazzesco, un dislivello mai visto. Più volte ho disperato di non farcela!Sì, però hai visto che bel sole? Che bella giornata, no? Pensa se avesse piovuto…
Eh se pioveva un po’ forse era meglio, che tutto questo sole è stato una botta. Bello eh? Però che fatica…
Sì, fatica, ma arrivati in cima, che spettacolo no? Ti ripaga di tutto.
Merito della bella giornata. Se era nuvolo, col cavolo che ti godevi lo spettacolo!
Sì vabbè, ma alla fine arrivare ti dà soddisfazione, anche fosse stato nuvolo. No?
Certo. Dopo tutta quella fatica. Oh, ma che difficile ragazzi!
Sì, fatica. Però vuoi mettere poi arrivare in cima? La fatica te la scordi…
Mica vero. Io ce l’ho in testa ancora adesso.
Io non l’avrei fatta senza una bella giornata di sole.
E così via.
Cos’hai appena letto?
Niente di diverso da quello che accade nella realtà. Le persone parlano, ognuno dice la sua, ma nessuno davvero comprende. E un’altra cosa: puoi distinguere nettamente chi dice cosa. I discorsi, e con essi le persone, sono totalmente separati.
Cosa stanno raccontando le tre persone?
In realtà raccontano la stessa storia, solo ripresa da tre angolazioni diverse. Tutte le loro storie sono vere e sono tutte parti della stessa esperienza.
Se riuscissero ad andare oltre quelle che sentono essere differenze insormontabili, scoprirebbero un sacco di punti in comune della loro gita, anziché dover affermare costantemente le differenze (quasi fino a negare l’esperienza dell’altro).
Come potrebbe andare diversamente?
Oh, che fatica ragazzi. Un giro davvero difficile! In certi momenti ho disperato di farcela.
Ti capisco. Ho sudato sette camicie. C’era un sole poi.
Sì, era come prendere mazzate in testa.
Eh, il sole a picco non aiuta la salita. Però poi a me non dispiaceva, una volta arrivati su mi sono sdraiato su un sasso a fare la lucertola.
Ahahaha! Bè, certo! Poi arrivare su con il cielo coperto, sai il freddo? Molto meglio il sole.
Bellissima giornata di sole, concordo. Così abbiamo potuto ammirare il panorama. Che ve n’è sembrato?
Magnifico!
Sì, incredibile.
Davvero bello, no? Certo, una gita davvero tosta, non c’è che dire!
Sì! Poi però quella vista poi ti ripaga di tutto. Sono contento di essere salito.
Pure io.
Ok, chi dice cosa? Lo distingui, certo, ma non è più così facile come prima.
Cos’è cambiato?
E’ cambiato che ognuno ha cercato di comprendere l’altra persona e non di esprimere a tutti i costi la validità della propria esperienza.
Così facendo, tutti e tre hanno scoperto una cosa importante: che ogni esperienza è vera da molteplici punti di vista e che, soprattutto, se ti fermi a comprendere quella degli altri, la tua si arricchisce della loro.
In pratica, grazie alla comprensione, i tre amici hanno fatto davvero la stessa gita, che altro non è se non l’unione delle esperienze di tutti.
Senza comprensione invece sono andati nello stesso posto, ma sarebbe come se avessero fatto tre gite diverse.
Quanto è infinitamente più arricchente per un essere umano integrare, possedere, anche il punto di vista e l’esperienza degli altri? E’ come conoscere, nello stesso tempo, più di quello che riuscirebbe da solo.
Questo avviene solo attraverso la comprensione e la relazione. Il desiderio di andare oltre se stessi e capire cosa pensa, dice, agisce l’altro.
Spesso si finisce per scoprire di avere più affinità che differenze.
Si può scoprire che si è fatta la stessa gita: difficile, con un bel sole e un panorama mozzafiato. E’ tutto vero ed è tutto mio, tuo, suo. Nostro.
Una realtà condivisa e arricchente, contro tre realtà separate.
Non starò a tediarti su cosa reputo sia meglio. Non ho nemmeno voglia di convincere nessuno.
Ognuno scelga per sé che realtà preferisce.
Solo domandati: quando comunico, metto al primo posto il desiderio di trovare punti comuni, di comprendere ed essere compresa o voglio piuttosto affermare la mia verità?
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Ciao Matteo,
Ho sempre pensato che se riuscivo ad affrmare quanta piú mia verità possibile, tanto piú avevo comunicato e che mi sarei sentito espresso e anche sazio, ho sempre fatto cos.
Non é molto tempo che ho compreso che non è comunicare, ora lo faccio con attenzione e ASCOLTANDO BENE ciò che mi viene detto e anche che mi dico, è tutta un’altra cosa, mi viene l’immagine di due che non sanno ballare e sono uno strazio oppure di due che ballano affiatati. Me ne viene anche un’altra: questa estate, in campeggio, due vicini di tenda, marito e moglie, si sono parlati ad alta voce, per circa 10 minuti, senza interruzioni, quasi d’un fiato e contemporaneamente! Sembrava irreale! Io e Inge ce la siamo ghignata anche se c’era poco da ridere!
Grazie per il bel articolo che ha messo bene le cose in fila e chiare! Ciao, a presto,
Michelangelo, Inge, Smilla e Stella.
Ciao Michelangelo.
Sì, comprendo bene quello che dici. Complimenti per i tuoi/vostri costanti passi avanti! E’ bello leggerti.
L’aneddoto di cui mi parli dei vicini di tenda è emblematico.
Parlare = dire cose. Comunicare = dire cose per essere compresi.
In apparenza l’azione è la stessa, nella sostanza sono due mondi distinti.
Un caro saluto a tutti voi.