Ecco che un giorno qualunque di un mese qualunque di un anno qualunque arriva.
Per me, in questo caso ha assunto la forma di un mal di denti fastidioso.
Si pone li, fermo e stoico e ti sfida. Ti ricorda che sei umano, sei fallibile, sei debole.
Ti sbatte in faccia il limite.
A ben guardarlo potrebbe essere un buon insegnante su come mantenere la persistenza.
Batto e batto e batto ancora.
Eppure, a ben guardarla, ogni sfida della vita ha un suo lato “b”. Un suo potere.
L’occasione di studiarsi in una situazione non normale, di provare la propria struttura sotto stress.
In effetti quando tutto quadra risulta relativamente facile mantenere uno status.
Le conquiste fatte, il lavoro su di se porta i suoi frutti. Vedi lontano, metti in campo le tue risorse, crei relazioni.
Quando le variabili invece piegano a favore del punto di rottura ecco emergere le talpe!
Fino a che restano sotto terra non sai nemmeno che esistono. Oppure credi di essertene liberato.
Ma quando cominci a vedere quei cumuli di terra tipici, o vedi sbucare quegli occhietti miopi…Inizi la guerra! Rifiuti ti dimeni, cerchi ogni possibilità per debellarle.
Certo se si tratta del prato posso comprendere (magari cercando un modo non cruento!).
Quando però si tratta di noi, dei nostri limiti strutturali, di come interagiamo con gli altri, con la realtà, le cose possono essere viste con un ottica diversa.
Le situazioni di stress (che sia un dolore, stanchezza o altro) ci mettono semplicemente di fronte alla nuda e cruda realtà: un nostro modo di reagire quando siamo affannati o in difficoltà.
Ed ecco che qui il gioco si fa interessante: quanto siamo in grado di accettare l’esistenza di una situazione di rottura e la conseguente manifestazione delle nostre modalità automatiche (di difesa, di attacco…) residue?
Sembrerà paradossale ma la partita di crescita che queste situazioni ci portano a fronteggiare si gioca proprio con questo semplice indicatore: l’accettazione (hai guardato il seminario on line “accettare quel che è”?.
Tanto quanto riusciamo ad accettare la situazione che stiamo vivendo, tanto riusciremo ad integrare le modalità di reazione.
Come a dire che se posso accettarlo, posso anche scegliere cosa farne.
Ovvero: “se non ti nego, vuol dire che esisti e se esisti significa che posso maneggiarti.”
Se invece lo rifiutiamo, lo nascondiamo, lo evitiamo abbiamo l’effetto opposto a ciò che desideriamo: alimentiamo ciò che vorremmo non esistesse (o fosse diverso).
Ecco quindi che basta cambiare la prospettiva con cui guardiamo le cose per vederne un ritorno positivo: il mio mal di denti non è passato ma in fondo mi è stato d’aiuto per conoscermi ulteriormente e posso sopportarlo anche meglio.
Ora mi chiedo: avrò un insegnamento anche dalla parcella del mio dentista??? 😉
Certo. Si impara da tutto.
E la parcella insegna che. .tutto fluisce. Il portafoglio è come un fiume: fuori sembra uguale ma dentro i suoi liquidi son sempre diversi; e raramente è in piena.
😉