Introduzione.
C’è una condizione che spesso attanaglia chi segue o ha seguito un percorso personale.
Non è un aspetto che colpisce solo chi sceglie consapevolmente di lavorare su di sè facendo dei corsi; può essere parte della vita di ognuno. È collegata con i cambiamenti che attuiamo o che vorremmo attuare nella nostra vita e quindi coinvolge potenzialmente qualsiasi persona.
È molto probabile che ti ritroverai nella situazione che descrivo per cui, anche se non sei o non sarai mai un mio studente, ti invito a leggere questo articolo riportandolo alla tua esperienza.
Anche se partirò da una condizione che a volte accade dopo un percorso di crescita, quindi, questo non significa che sia circoscritto all’ambito di chi partecipa alle mie attività o a quelle di qualche collega.
In fondo i percorsi di crescita altro non sono che degli acceleratori. Un buon percorso permette di ridurre i tempi di determinate fasi o comprensioni. Passaggi che nella media di una vita accadono in tempi molto lunghi (a volte non capitano proprio) possono essere attivati, compresi e attraversati in modo consapevole e più velocemente. Allo stesso modo in cui si possono sostenere più errori o più crisi.
La vita è evoluzione. Ed è una condizione inevitabile. Quanto stare al passo con i cambiamenti o addirittura crearli volontariamente, è una scelta.
Quindi il punto di partenza è uguale per tutti: ad un certo punto una massa di eventi, ragionamenti, comprensioni, sentimenti ci portano ad una svolta: la realtà creata fino ad ora non soddisfa pienamente e quindi necessitiamo un nuovo equilibrio. Che derivi da un flusso naturale e casuale del tuo vivere o da un percorso e scelte consapevoli, poco cambia.
Da qui parlerò specificatamente del “dopo corso”.
Ma ricorda che quello di cui parlerò potrebbe essere parte della tua vita anche se non hai mai nemmeno pensato di poter fare “crescita”.
Eccoci a noi.
Hai seguito il corso (non importa quale!).
Hai fatto del tuo meglio.
Ti sei confrontato o confrontata con i tuoi limiti. Hai maturato nuove comprensioni di come hai vissuto fino ad ora. Hai originato delle nuove mete che sono davvero una tua espressione.
Sai esattamente quali sono i punti di rottura e hai chiarezza di come starci di fronte. Senti brillare in te tante abilità che non attendono altro che essere messe in campo.
Ecco, è arrivato il tempo di creare la tua vita.
Ti ci ritrovi?
Oppure sei in questa condizione:
Hai finito il corso.
Sei ancora scosso (scossa) da quanto hai scoperto. Tutto quel terremoto è ancora in atto. Ti sembra che tutti gli altri abbiano fatto salti da gigante e tu sei la sola persona che teme, nonostante tutto l’impegno e le insindacabili conquiste di questo ultimo periodo, che sarà difficilissimo se non impossibile riuscire davvero a cambiare ancora.
Hai compreso i tuoi fini ma ti spaventa la mole di lavoro e la responsabilità che ti attendono.
Oppure sei in una situazione a metà strada tra le due. Magari meglio o peggio.
Comunque sei ad un punto in cui ciò che eri prima e ciò che era prima la tua realtà richiedono un nuovo approccio, una presenza diversa, rinnovata.
Hai il materiale di lavoro da portare avanti che ti può aiutare a mantenere la rotta. Hai conquistato probabilmente un contesto di sostegno e di relazioni che tifano per te durante il percorso e puoi contare sul conduttore ( o trainer o coach o altro) che ti ha accompagnato fino ad ora per un sostegno (ovviamente senza sostituzione!).
Sembra proprio che tutto sia a tuo vantaggio.
Sai anche che migliorare la propria vita richiede un margine di fatica, che ci saranno crisi e scelte difficili. Ma hai potenzialmente tutti gli strumenti per fare il meglio possibile.
Il famoso “100% di quello che puoi con quello che hai” è attuabile.
Anche qui puoi percepire in modo diverso la tua condizione attuale, ma di solito si aggira in questa zona.
(Nota: uscendo dal discorso “corso” puoi pensare ad un momento in cui sei stato – o sei attualmente – ad un bivio importante in cui ti serve mettere in campo le tue risorse < poche o tante che siano > per la possibilità di migliorare un aspetto della tua vita).
Bene. Cosa succede dopo?
In tutti i casi uno spostamento da prima c’è stato.
In molti casi, con alti e bassi, si inizia una progressiva conquista del proprio ruolo centrale nella vita.
A volte il percorso è molto difficile. A volte sembra impossibile.
Altre volte, invece, si rinuncia.
Si tenta ma è come se tutto si rifacesse a come era prima. Diventa frustrante perché, seppur senti che ci siano stati grandi passi, le cose non cambiano o cambiano poco o la percezione è che lo sforzo profuso sia notevolmente più grande dei successi raccolti.
Escludendo chi parte subito in quarta, per altre persone questa sensazione si scioglie man mano che si tiene la propria direzione. Procedendo si raddrizza il tiro.
Ma ci sono altri che si scoraggiano e nel tempo cedono.
Se sei tra questi o comunque percepisci difficoltà forti o vuoi uno spunto per ottenere un passo in più, potrebbe interessarti quello che sto per dirti.
Innanzitutto, non hai sbagliato, non sei incapace, non stai fallendo.
Ciò che hai maturato fino ad ora non è svanito. Le tue abilità, le tue comprensioni esistono, sono reali e possono essere ancora la chiave di volta.
Potrebbe però essere che sei rimasto coinvolto in quella che definisco “la sindrome dell’ex fumatore”.
È una condizione che ho percepito in modo molto chiaro ad un certo punto del mio percorso.
Avevo fatto tutto e lo avevo fatto molto bene. Anzi, avevo già conquistato molti passi importanti della mia vita. Ma ad un certo punto mi sono trovato a procedere con una strana sensazione addosso. Come se avessi una macchina potente che procedeva con il freno a mano tirato. Ma apparentemente tutto andava bene. Nessuna “spia” segnalava che la leva del freno a mano fosse alzata.
Se preferisci un altra immagina è quella di camminare con il fango fino alle anche. Nonostante buone gambe e tanto allenamento, correre sembra impossibile!
Cosa succedeva?
Per spiegarti meglio userò un paragone.
Quando si smette di fumare ci si può trovare essenzialmente in due condizioni (NB: è solo un esempio, non vuole toccare nessun metodo o terapia per smettere di fumare!) che potremmo definire:
1. Non fumatore.
2. Ex fumatore.
Nella condizione NON fumatore, la persona che ha smesso di fumare ha concluso pienamente la relazione con la sigaretta ma anche con il suo atteggiamento di vita precedente.
Dopo alcuni giorni di astinenza vive una vita totalmente libera, non condizionata dal pensiero della sigaretta, senza temere di non poter affrontare i momenti difficili senza “l’appoggio”. Vive come se non fosse mai rimasto coinvolto dal vizio.
Un’altra condizione molto diversa è invece quella di EX fumatore. L’ex fumatore in realtà è a tutti gli effetti ancora fumatore. Semplicemente non tiene la sigaretta in bocca. Tutta la sua vita (o gran parte) è ancora fissata all’esistenza precedente. La sigaretta è un nodo centrale del proprio modo di essere. Ecco che dopo molto tempo ancora si ricorda che ha smesso da 10 anni, 4 mesi, 18 giorni 3 ore e 21minuti. Quando vede qualcuno fumare subito ritorna alla mente la sigaretta e racconta con una certa nostalgia “eh, anche io fumavo, proprio quella marca li! Poi sai, ho dovuto smettere”.
Quasi non c’è giorno che passi senza un ricordo, una sensazione, una tentazione legata al fumo.
In pratica è una persona che vive in una condizione esistenziale nuova, convinto che quella vecchia esista ancora e domini.
Seppur non tocchi sigaretta da dieci anni (4 mesi 18 giorni 3 ore 21 minuti), resta ancorato, incollato ad una esistenza condizionata dalla nicotina: incontra una difficoltà e crede che la sosterrebbe meglio con “un tiro” ecc…
Come si diceva prima, è un fumatore a tutti gli effetti anche se non ha più la sigaretta.
Ecco, quello che capita a volte dopo i corsi è di rimanere ‘EX fumatori’.
Nonostante abbiamo compiuto grandi passi, invece di allinearci alla realtà di chi siamo adesso, alle nuove scelte e alle abilità che abbiamo, procediamo ancora con la convinzione di essere esattamente quello che eravamo prima.
Se può aiutarti a comprendere, puoi immaginare di cambiare lavoro. Passi da un campo ad uno completamente diverso: prima ti occupavi di mucche, ora fai il fornaio.
Sicuramente ci saranno esperienze del vecchio lavoro che possono tornarti utile.
Ma nell’eseguire la nuova mansione avrai necessità di un nuovo modo di essere. Nuova mentalità, nuove abitudini, nuovi gesti.
Se pensi di fare il pane mungendo la pasta, il risultato che otterrai sarà sicuramente poco soddisfacente.
Ecco. Se in questo momento senti particolare fatica a procedere o sei proprio ferma (o fermo) o scoraggiata (scoraggiato), potresti essere un panettiere che agisce da mungitore.
Ma entrambi sappiamo che tu vuoi fare il pane. E vuoi farlo al meglio delle tue possibilità.
Quindi la scelta che si pone è questa:
Fare il panettiere (quindi essere NON fumatore), accettare la difficoltà di ristrutturare i propri modi di essere, cambiare dove serve le abitudini di vita per arrivare al tuo intento finale: fare il pane. Facilmente gli altri all’inizio non capiranno o addirittura tenteranno di dissuaderti o ostacolarti. Altrettanto facilmente incontrerai nuovi limiti da superare. Ma saprai esattamente perchè lo fai e dove stai tentando di andare.
In alternativa puoi scegliere di rimanere mungitore (ex fumatore): molto probabilmente affronterai comunque difficoltà (forse anche maggiori) ma almeno non dovrai cambiare nulla di te ne della tua vita. La partita però rimarrà probabilmente aperta con un senso di inadeguatezza e di rammarico: mungere una mucca sognando di fare il pane, quando sai esattamente che il pane potrebbe essere la tua vita ideale, non è proprio soddisfacente ed è probabile che porterà a cercare di giustificare la scelta in vari modi: colpevolizzando gli altri, credendo di non essere capaci, asserendo che sia utopia ecc..
Ovviamente la scelta è libera e non ne esiste una più giusta dell’altra. Sicuramente si può scegliere di rimanere ex fumatore in modo così consapevole da ridurre il rimpianto al minimo.
Ma se hai impiegato così tante energie, fatica, determinazione. Se hai fatto fronte alle difficoltà, alle crisi, alle paure. Se hai conosciuto parti di te che non sapevi nemmeno di avere e hai maturato nuove abilità, quale è il modo migliore di rendere a tutto questo l’esatto valore che ha?
Cosa davvero rende giustizia a te, alla tua famiglia (se ne hai una), alle altre persone, a tutto ciò che esiste?
Per cosa vale la pena di spendere le proprie risorse personali? Per mantenere un equilibrio statico oppure per tentare di cambiare le cose?
Cosa vuoi che rimanga di te? Cosa vuoi che i tuoi figli assumano di come hai vissuto (perchè non basta quello che diciamo).
Come vuoi che vita stessa venga permeata del tuo modo di vivere?
Perchè quello che spesso non riusciamo a vedere, coinvolti con le nostre paure e le nostre necessità, è che ogni singola esistenza di ogni singolo individuo conta nel movimento globale dell’esistenza. La somma di tanti piccoli modi di essere genera un effetto nel modo di essere sociale. Una piccola attenzione per un bambino sarà un elemento che gli resterà per tutta la vita. Così come uno schiaffo.
Ogni singolo movimento di ogni singola persona genera un effetto di diffusione come una goccia d’olio in una brocca di acqua.
Non è solo un fatto individualistico.
Un “EX fumatore” proietta un immagine in cui è corretto se non addirittura doveroso dare importanza al fumo, permettergli di guidare la nostra libertà.
Un panettiere che fa il mungitore esprime il messaggio che è giusto non essere ciò che in realtà potresti benissimo essere, è rifiutare la gioia di vivere, è negare il proprio valore.
Lo so che è difficile. E che a volte è impossibile. Ma a volte il solo tentare è sufficiente a creare un messaggio diverso:
CHE VIVERE LA VITA VALE LA PENA A PRESCINDERE.
So che forse ho spinto troppo, che sono uscito dallo schema in cui cerco di non incidere troppo sulla scelta altrui. Ma i fatti di questi giorni sono solo un apice di un modo di vivere così lontano dall’umanità che mi dispiace vedere persone che rischiano di perdere la possibilità di rendere la propria vita e il mondo migliori.
Se ti senti nella condizione di Ex fumatore/panettiere-mungitore, accogli le relazioni, l’aiuto incondizionato che ti viene posto. Tieni l’attenzione su come procedi.
Se invece scarichi il peso sugli altri, cerca di riprendere su di te la responsabilità della tua vita.
Se hai gli strumenti utili (le dispense, le tecniche, gli esercizi), cerca quelli che ti possono aiutare ad affrontare quella specifica difficoltà. Chiedi il supporto.
Crea un gruppo di lavoro, di confronto.
Cerca relazioni che tifino per il tuo risultato e che possano essere di stimolo.
Prova a dare. Non per avere qualcosa in cambio. Semplicemente perché è giusto, perché ti riconnette con ciò che percepisci diverso da te ma che in realtà è sempre e comunque collegato. Sentirai ridere il cuore.
Ci sono mille altre cose che si possono fare, potremmo aprire un altro articolo. Ma spesso la maggior parte delle carte sono già nelle tue mani. Ed è tempo di giocare la partita.
Qualsiasi sarà la tua scelta, sarà la miglior scelta.
Ti auguro una vita da NON fumatore e che il tuo pane sia fresco e fragrante.