Ciò che vuoi veramente è la relazione

 

Pochi giorni fa è accaduto un fatto che mi ha dato conferma (se ancora ce ne fosse bisogno!)  di quanto la relazione sia delicata!

E soprattutto di quanto verità e tempestività nel comprendersi possono davvero fare la differenza nella nostra vita!

È successo questo.

Ricevo un messaggio da Cristina, una mia studente.
Un messaggio abbastanza “strano” in cui mi diceva di voler abbandonare il corso che sta seguendo con me (Abilità della persona: la mente del CSP).

Dico “strano” perché Cristina si è impegnata molto nel percorso e ha già avuto molte conquiste (seppur manchino ancora alcuni incontri chiave).

Si è messa in discussione, ha affrontato delle belle sfide. Ha dato molto ed è una persona molto sensibile e umana.

La cosa non mi quadrava!

Il giorno dopo ci siamo sentiti telefonicamente.

È stata un’ora e mezzo di battaglia con resistenze, giustificazioni, deduzioni e controdeduzioni.
Per un’ora e mezza ho avuto la netta percezione che ci fosse qualcosa che non era direttamente collegato al proseguire o non proseguire il corso.

Alla fine di questo confronto, dopo quest’ora e passa in trincea, dice, quasi sovrappensiero:

“C’è un’altra cosa. Poco dopo l’ultimo nostro incontro in gruppo, ho avuto una discussione con una persona (indirettamente collegata al corso). Mi ha detto delle cose per aiutarmi ma in quel momento non ero predisposta e mi sono sentita un po’ invasa. Non gliel’ho ancora detto e questo mi ha procurato un certo rancore!”

Appena ha terminato questa frase, ho sentito sciogliersi completamente tutta la tensione.

Le ho detto: “Cristina, forse era proprio questo il nodo?”

Stavamo lacrimando entrambi.

La comprensione di Cristina proseguì.
Non essersi compresa immediatamente con questa persona le ha creato una sensazione di chiusura e rifiuto. Al punto da mettere tutto a rischio (il corso ad esempio).

Sembra pazzesco, vero?

Eppure questo è un esempio, nemmeno dei più terribili, di come affrontiamo la vita tutti i giorni!

 

Ferite e incomprensioni piegano la nostra visione delle cose

 

Il carico di ferite e incomprensioni che ci portiamo addosso piega la nostra visione delle cose.
Ci sembra di fare scelte giuste e consapevoli. Invece stiamo pagando il prezzo di non aver compreso o di non essere stati compresi.

E spesso ha un effetto collaterale molto complesso e deleterio.

Il rifiuto dell’altro.

Il timore dell’altro.

Il pensiero di non poter essere se stessi perché pericoloso.

Per carità, nessuno dice che le ferite e le incomprensioni ricevute non esistano o che non facciano male.
Sono assolutamente dolorose.

Ma non sempre è l’unico modo di stare in relazione.
Se ci facciamo abbattere dal dolore che abbiamo ricevuto è molto probabile che chiuderemo i battenti e crederemo che sia giusto rispondere con la stessa moneta.

Ferire chi mi ferisce.
Ferire per non essere feriti.

Alla fine ci troviamo in una carneficina senza vincitori ma solo con vinti.

Sai perchè?

Perché quello che vuoi veramente è la relazione.

Quello che ogni essere umano cerca spasmodicamente è la relazione.

Imparare a difendersi o a prevaricare gli altri non significa essere in relazione.

Una relazione presuppone che ci siano due persone che si comprendono.

Non una che governa e l’altra che subisce.
E nemmeno un mondo di isole (vedi l’articolo: Scopri perché è impossibile fregarsene degli altri).

Per quanto noi ci contorciamo, rifiutiamo, ci difendiamo o isoliamo, dentro aneliamo all’incontro con l’altro.

Non è una supposizione! È un dato reale.
Siamo programmati per stare in relazione.

Ti dirò di più: è proprio per questo fondamentale bisogno che abbiamo così tante difficoltà con l’altro.
È così importante essere in relazione che, se qualcosa va storto, creiamo delle fratture interiori talmente profonde da rimanere in qualche modo bloccati e doloranti.

Quindi tenteremo di trovare delle strategie per non rivivere quel dolore così forte.
Potremmo tendere a isolarci oppure a cercare di imporci all’altro.

Le condizioni vissute, le nostre predisposizioni, l’ambiente e l’educazione famigliare ci suggeriscono un modo di essere con la promessa di ottenere dall’altro qualcosa o di proteggerci da potenziali ferite (scopri di più).

Tentiamo continuamente di evitare un dolore senza renderci conto che il dolore aumenta proprio perché, con queste strategie, creiamo maggiore distanza dagli altri.

Oppure perché non riusciamo a creare quelle particolari relazioni di base in cui essere liberi di essere veri, accolti e riconosciuti. E fare altrettanto per ogni parte in causa.

Il paradosso è che l’unica vera strada per uscire da questo loop, è smettere i propri giochi e puntare alla comprensione, alla ricerca di relazioni profonde e non giudicanti.

Anticipo la tua domanda.
Non sempre l’altro è aperto e pronto ad accogliere la nostra verità.

Anzi, spesso è nella nostra stessa difficoltà.
Si difende o attacca.

Quindi la strada non è aspettare che l’altro cambi. O che inizi improvvisamente lui per primo a abbassare la guardia.

L’unica cosa che davvero ha valore è essere i primi.

  • I primi a cercare di comprendere.
  • I primi a voler essere compresi.
  • I primi a mettere l’altro nelle condizioni possibili per comprenderci.

 

Tranquilla che chi proprio non ne ha, ad un certo punto scioglierà il vincolo in modo automatico.

Ma se stai cercando le relazioni vere, intense, in cui ognuno può smettere di mettere le maschere, l’unica strada è questa.

Cala i guantoni.

Cerca la stanza in cui co-abitare con l’altro.

Cerca di comprenderlo, assicurati di essere compreso/a.

E non una volta. (“Eh, io ci ho provato, ora tocca a lui/lei!!!” è una cazzata…).
Non due.
Né tre.

La comprensione è un lavoro. È uno stile di vita.
Richiede tempo e dedizione.

E eroismo.

È la via degli eroi del quotidiano. Quelle persone che non si arrendono a subire ma cambiano le cose nel loro piccolo-grande quotidiano.

 

LA REGOLA DEL 100%

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La regola di base è il 100%.

Ovvero “fai il 100% di quello che puoi con il 100% di quello che hai in questo momento, in questo luogo”.

Torniamo all’esempio di Cristina!

Molto probabilmente, se avesse comunicato subito il disagio che stava vivendo, tutto si sarebbe risolto in un abbraccio amichevole.
La comunicazione sarebbe stata modificata o spostata in un secondo momento.
Senza nessun residuo.

Questo ci dà un elemento in più.

Spesso ci aspettiamo che gli altri capiscano da soli ciò che noi viviamo o sentiamo.
Ma non ci viene quasi mai in mente di comunicarlo chiaramente (e senza ferire!).

Diamo per scontato che l’altro pensi quello che pensiamo, colga quello che sentiamo.

E ci poniamo nei suoi confronti pensando che lui/lei sappia esattamente il nostro vissuto o il nostro pensiero.

Un esempio pratico che faccio spesso ai nostri studenti.

Scena tipo di molte famiglie:

La sera, prima di andare a dormire, lei mette il sacco delle immondizie davanti alla porta di casa. Pensa che lui, l’indomani mattina, visto che è il primo a uscire, lo prenderà e lo butterà nel cassonetto.

Lui, la mattina seguente, apre la porta. Vede il sacco e pensa: “Se lo ha lasciato qui, avrà sicuramente dei buoni motivi. Non lo tocco per evitarle disagio” e prosegue.

La sera quando rientra, lei è accogliente e felice come un pinguino all’equatore.

Lui la vede arrabbiata, le chiede una volta “c’è qualcosa che non va?” e si accontenta del primo “niente” e si mette davanti alla tv.

Vanno a dormire così, il giorno dopo riprendono la routine consueta.

Ma con una bomba a orologeria dentro che scoppierà alla prossima incomprensione.

 

Variante numero 2:

Lei prepara il sacco dell’immondizia. Dice a lui: “Domattina puoi buttarlo nel cassonetto?”.

Fine. Nessun residuo.

 

Variante 3:

Lei prepara il sacco dell’immondizia fuori dalla porta.

Lui la mattina apre la porta, vede il sacco.
Rientra e le chiede: “Amore, il sacco è da buttare?”
Lei: “Si, grazie”.

Fine. Nessun residuo.

 

Variante 4:

Lei prepara il sacco.
Lui esce e lo ignora.
Rientra alla sera, lei è arrabbiata.

Lui le chiede cosa c’è. Insiste educatamente per sapere cosa ci sia e resta aperto.
Lei alla fine comunica il suo disagio.

Si comprendono. Magari trovano un accordo per il futuro.

Nessun residuo.

 

Variante 4 bis:

Lei prepara il sacco.
Lui esce e lo ignora.

Rientra alla sera.
Lei lo accoglie, comunica il suo sentire/disagio.

Lui comprende e spiega il suo sentire.
Si comprendono.

Nessun residuo.

 

Potremmo scrivere infinite varianti oltre a queste!

Ma il succo è sempre questo: comprendere e cercare comprensione sono l’unico modo per arrivare a relazioni importanti.

La verità di ognuno va accolta e considerata.
Minore è il tempo tra il disagio e la comprensione, minori saranno le tensioni e i residui che si creano.

Facile, giusto? (ok, magari non immediato ma ti assicuro sia possibile!)

E vuoi sapere qualcosa di ancora più fico?

Se invece di comprendersi solo sui disagi, ci si comprende anche sui desideri, le emozioni, i progetti… si possono creare delle relazioni talmente solide e profonde da sentire che qualsiasi sfida, anche le più difficili, sono possibili!

Perchè quando non devi nasconderti ma puoi esprimerti e vieni accolto e visto per quello che sei, hai tutte le tue potenzialità in mano.
E qualcosa di ancora più grande: il sostegno di uno (o più!) altro essere umano.

E su questo puoi creare una rete di persone che puntano ognuno all’espressione e alla vittoria degli altri.

Avrai l’impressione, ad ogni passo, di essere in 10 invece che in uno!

Che dici, lo creiamo questo nuovo futuro?

Continua a seguirci e vedremo come costruirlo insieme!

 

(PS: se sei già curioso/curiosa, inserisci i tuoi dati qui sotto per essere informato/a delle novità importanti che stiamo preparando riguardo le relazioni!)

 

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11 commenti su “Ciò che vuoi veramente è la relazione”

  1. Ciao Davide, bell’articolo niente da dire, sono pienamente d’accordo che le relazioni sono fondamentali e che sono lo specchio di cio’ che di noi dobbiamo migliorare. Tu nell’articolo hai fatto l’esempio di Cristina e del fatto che “se” avesse subito comunicato il suo disagio non sarebbe entrata nel pallone e che spesso pensiamo che gli altri possano comprendere cio’ che sentiamo ( disagi, paure ecc. ).
    Hai anche detto giustamente che noi spesso abbiamo delle maschere ( tutto il nostro vissuto ) , ma se proprio queste maschere ti condizionano a tal punto da far fatica a creare una comunicazione schietta, semplice, senza tanti giri di parole, perche’ si e’ bloccati ( paura del giudizio, dell’autorita’ e chissa’ che altro ancora ), allora come puoi avere una relazione vera ? Bisogna sforzarsi a cambiare o ricercare in primis quello che per te e’ condizionante ?
    Grazie

  2. Ciao Davide, bell’articolo niente da dire, sono pienamente d’accordo che le relazioni sono fondamentali e che sono lo specchio di cio’ che di noi dobbiamo migliorare. Tu nell’articolo hai fatto l’esempio di Cristina e del fatto che “se” avesse subito comunicato il suo disagio non sarebbe entrata nel pallone e che spesso pensiamo che gli altri possano comprendere cio’ che sentiamo ( disagi, paure ecc. ).
    Hai anche detto giustamente che noi spesso abbiamo delle maschere ( tutto il nostro vissuto ) , ma se proprio queste maschere ti condizionano a tal punto da far fatica a creare una comunicazione schietta, semplice, senza tanti giri di parole, perche’ si e’ bloccati ( paura del giudizio, dell’autorita’ e chissa’ che altro ancora ), allora come puoi avere una relazione vera ? Bisogna sforzarsi a cambiare o ricercare in primis quello che per te e’ condizionante ?

    1. Ciao Antonio! Hai centrato uno dei nodi molto importanti! La relazione è sempre complicata da residui di esperienze passate (educazione, esperienze, vissuti) che si insinuano. La dove costituiscono un blocco, è molto importante andare a rinuoverne l’origine. Non solo per la relazione ma proprio per l’espressione libera e piena di sé. Un lavoro fondamentale è il percorso “abilità della persona: la mente” che anche noi proponiamo (ideato da Centro Studi Podresca). Permette proprio di andare a rimuovere gli elementi di interpretazione/ giudizio/ limite.
      Resta comunque il fatto che ci sono diversi approcci alla relazione. Una persona può essere molto aperta o più introversa. Questo non vuol dire che uno può avere buone relazioni, l’altro no. Semplicemente ognuno mette in campo il suo modo di essere e le sue abilità in modo diverso!
      Se ti va e se sei nel nostro gruppo Facebook, ti va di riportare questa domanda anche lì?
      Grazie di cuore, spero di essere stato chiaro

      1. Grazie a te Davide per la tua pronta risposta e Grazie di cuore per il vostro lavoro straordinario.
        Grazie e Ciao

  3. Pingback: Perché confondere relazione e comunicazione non crea un ponte con gli altri. - CrescitaLibera

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